Lo stemma, secondo gli schemi dettati dalla blasonatura, è composto da uno scudo a forma tedesca (a tacca), integralmente di color giallo oro. Al centro vi è un ariete, simbolo di Montone, luogo di nascita della famiglia di Braccio Fortebracci.
Sopra, nella parte più alta, rappresentante il grado nobiliare, è situato un elmo. E’ d’argento, bordato alla base con foglie auree; posto di profilo verso destra, ha la forma a becco di passero e presenta uno svolazzo (lambrecchino) fatto con foglie d’acanto.
Queste foglie avevano un preciso valore simbolico nell’arte greca, successivamente, in quella romana.
L’arte greca, utilizzò queste foglie per ornare i capitelli corinzi, e vista la loro simbologia di prestigio e benessere, appare chiaro il motivo per cui siano state riprese ad ornamento anche di stemmi araldici.
Al di sopra del “cercine” (utilizzato per fissare il “lambrecchino” all’elmo) campeggia un leopardo dorato. L’animale, simbolo della Signoria di Braccio Fortebracci, sta ad indicare la combattività, la potenza militare e politica del Capitano di Ventura.
Breve storia degli stemmi araldici
Gli stemmi araldici si diffusero con le Crociate quando il signore, lontano dai propri possedimenti e confuso con la moltitudine dei crociati, sentì il bisogno di un segnale che lo distinguesse dagli altri. Ogni cavaliere scelse così un colore e un segno di riconoscimento, costituendo un abituale mezzo di identificazione e ritenuto esclusivo privilegio della famiglia legittima titolare dello stemma stesso.
Elementi che compongono lo stemma sono: lo scudo, che è il fondo ove si disegnano le figure e gli ornamenti, elementi esteriori della dignità propria del titolare; le corone e gli elmi, ornamenti ereditari indicanti la nobiltà.